Commenti online: quando rispondere, quando lasciar cadere, quando scoraggiare - piccola guida




(estratto da un articolo più ampio sulla gestione dei commenti di Bruno Mastroianni in AgendaDigitale.eu 29.5.2019)


Le interazioni online non dovrebbero essere condotte con atteggiamento difensivo e di rimessa, cioè limitarsi a rispondere, moderare, arginare, ma con uno spirito propositivo e attivo. Interessante ad esempio come il Wall Street Journal abbia deciso nei suoi spazi online proprietari di passare dalla semplice moderazione alla valorizzazione della voce degli utenti che hanno interesse a discutere. Lo stesso potrebbe essere fatto sugli spazi social, pur con le dovute differenze.

Per farlo occorre riconoscere i differenti scopi e argomenti che animano gli utenti nel momento in cui commentano. Qui si propone uno schema esemplificativo che mette in relazione tre tipi di argomenti e tre tipi di scopi, in base alle cui combinazioni si può decifrare quando rispondere è utile o meno. Ovviamente, come tutte le schematizzazioni, è una riduzione della complessità della realtà, da prendere solo come criterio di riferimento, che poi andrà applicato caso per caso.

Di solito i tre tipi di argomenti che si possono trovare nei commenti da parte degli utenti sono:

A1. Questioni oggettive e domande concrete.

A2. Giudizi soggettivi, opinioni, gusti e inclinazioni.

A3. Violenza verbale, insulti, trolling.

Gli argomenti di tipo A1 sono quelli che contengono questioni oggettive e fattuali. Rientrano in essi domande, affermazioni, puntualizzazioni, critiche circostanziate, richieste, e tutti quei commenti che hanno come caratteristica il riferimento a qualcosa di concreto, numerico, oggettivo. Attenzione: questo non significa che quegli elementi siano attendibili e fondati, qui li consideriamo solo come tipi di argomentazione, al di là della loro validità.

Esempio: “Avete scritto che Roosevelt morì lo stesso anno di Hitler, invece è l’anno prima!”.
Si tratta di un commento che contiene elementi oggettivi anche se ha il dato sbagliato: Hitler e Roosevelt sono morti lo stesso anno a pochi giorni di distanza.

Gli argomenti di tipo A2 sono quelli in cui gli utenti con i loro commenti esprimono un’opinione personale, che appartiene ai loro gusti, alle loro posizioni culturali, politiche, religiose. Sono espressioni di applauso o di sdegno, di elogio e apprezzamento o di rifiuto. Rispetto agli argomenti di tipo A1 non contengono un elemento fattuale o concreto, ma più un’espressione delle proprie sensazioni.

Esempio: “Ciò che proponete è noioso!”.

Si tratta di un commento che contiene elementi soggettivi e di preferenza personale.

Gli argomenti di tipo A3 sono quelli che contengono insulti, parolacce, bestemmie, frasi senza senso, emoji prive di correlazione con il contenuto, link di spam, deliri, e tutto il panorama che appartiene alla sfera dell’irrazionale e del non pertinente. In senso stretto sono non-argomenti e proprio per questo vanno riconosciuti come tali.

A questi tre tipi di argomenti corrispondono tre tipi di scopi:

S1. Contribuire alla discussione.

S2. Esprimere la propria posizione.

S3. Disturbare o farsi notare.


Gli scopi di tipo S1 sono quelli che muovono le persone ad avere un confronto e uno scambio online. Sia in senso critico – correggere, di colmare lacune, di rettificare, di smentire – sia in senso collaborativo: rafforzare ciò che è stato detto, chiedere un chiarimento, aggiungere elementi, dare conferma, ecc.

Quelli di tipo S2 sono quelli che perseguono l’obiettivo di esprimere la propria posizione rispetto all’organizzazione o rispetto al contenuto postato. Di solito portano a una dichiarazione di schieramento a favore o contro, di accettazione o di rifiuto, ma possono essere anche tentativi di dimostrare qualcosa (ad esempio essere più intelligenti, preparati, giusti degli altri, ecc.) o di unirsi o distinguersi rispetto a una certa visione, ecc.

Gli scopi di tipo S3 sono animati dall’intento di farsi notare, disturbare, di provocare scandalo, di suscitare reazioni negative, di offendere per il gusto di farlo, di gettare discredito, di diffondere odio e così via.

C’è una certa corrispondenza lineare tra tipi di argomenti e tipi di scopi. Infatti, come abbiamo visto negli esempi, di solito chi ha lo scopo S1 di contribuire alla discussione, la maggior parte delle volte lo fa con argomenti A1 concreti, fattuali, oggettivi, così come chi ha lo scopo S2 di prendere posizione lo esprime con argomenti A2 di inclinazione e opinione. E così via fino alla corrispondenza S3 – A3 in cui la volontà di distruggere di solito si esprime in insulti e violenza verbale. Allo stesso tempo esistono le combinazioni intermedie. Infatti si danno anche varie possibilità di combinazione tra scopi e argomenti:

A1 (questioni oggettive) – S2 (esprimere la propria posizione): l’utente tira fuori dei dati, degli elementi, dei ragionamenti su aspetti concreti, ma lo fa per dire da che parte sta, cioè a favore o (più spesso) contro quello che si sta affermando.


Esempio: “Parlate sempre e solo del fascismo, non dite mai dei crimini comunisti!”.

Qui c’è un’espressione di posizione (l’utente non apprezza il taglio editoriale) espressa tramite un dato concreto (“parlate sempre del fascismo e non del comunismo”). Non conta se il dato è accurato o no, fatto sta che viene usato come argomentazione per lo scopo di posizionarsi (contro) rispetto alle scelte di chi ha proposto il contenuto.

A1 (questioni oggettive) – S3 (insultare, disturbare): l’utente usa dati, fatti e ragionamenti per disturbare, diffamare, aggredire.

Esempio: “Siete strapagati dalle nostre tasse e siete buoni a nulla, dovrebbero eliminarvi!”

Qui lo scopo di aggredire (“buoni a nulla”, “dovrebbero eliminarvi”) è raggiunto tramite l’argomento (A1) del presunto dato concreto degli stipendi sproporzionati e pagati dalle tasse.

A2 (opinione) – S1 (contribuire): l’utente esprime i suoi gusti o una sua opinione con l’intento di contribuire alla conversazione pur non aggiungendo alcunché di concreto.

Esempio: “A me questa cosa di dover prima conoscere i numeri delle migrazioni tutto sommato mi ha convinto”.

Qui l’espressione di un’opinione soggettiva (“mi ha convinto”) non è una mera presa di posizione, ma traspare in essa lo scopo di voler portare qualcosa alla discussione, anche se il contributo non va oltre la propria personale visione.

A2 (opinione) – S3 (insultare, disturbare): l’utente esprime una sua valutazione per disturbare, per compromettere il clima, per dare fastidio o farsi notare.

Esempio: “È vomitevole quello che dite! Ipocriti!”.

L’opinione soggettiva (“è vomitevole”) ha lo scopo di arrivare all’insulto (“Ipocriti!”)

Un caso interessante è quello degli argomenti di tipo A3 (insulti, trolling e parolacce) per scopi diversi dal disturbo fine a se stesso:

A3 (trolling, insulti) – S1 (contribuire): è il caso del trolling intelligente, della capacità di fare una battuta o di dire qualcosa anche di forte, con parolacce per far emergere contraddizioni e contribuire al dibattito. Arte molto difficile che richiede grandi capacità comunicative e che spesso sfocia nella mera violenza verbale, ma che non è impossibile.

A3 (insulti) – S2 (posizione): è il caso molto frequente delle espressioni frustrate degli utenti che, incapaci di motivare il proprio dissenso, finiscono per usare insulti, parolacce, parole violente, ma in realtà lo fanno con l’intento di esprimere la propria posizione rispetto a una questione o a un’organizzazione.

Esempio: “Avete detto una vaccata dietro l’altra sui migranti! È inaccettabile!”.

In uno stesso commento ci possono essere più scopi e più argomenti contemporaneamente. Gli scopi poi possono anche essere nascosti, ingannevoli o inconsapevoli. Ad esempio un utente può porre le sue questioni con l’atteggiamento di chi ha lo scopo dichiarato di contribuire alla discussione (S1) quando invece ha lo scopo reale di rifiutare ciò che viene detto o semplicemente dimostrare di essere più intelligente o migliore (scopi di tipo S2). E ciò può avvenire anche inconsapevolmente: è il caso di chi per esempio si pone come uno che sta solo esprimendo la sua posizione (S2) quando in realtà lo fa per insultare o disturbare (S3).

Curare la qualità della discussione

Questa classificazione, che senz’altro non è esaustiva, può risultare utile per avere dei criteri con cui mettere in ordine i diversi tipi di argomenti e scopi nei commenti, e scegliere con quali interagire, quali lasciar cadere e quali addirittura scoraggiare e filtrare.

La scala dei diversi commenti potrebbe essere suddivisa in tre fasce:
  • Commenti da considerare e a cui dare seguito.
  • Commenti da accettare senza dare particolare seguito o da ignorare.
  • Commenti da scoraggiare e filtrare.
Commenti da considerare

Nella prima categoria rientrano tutti i commenti in cui sia presente lo scopo di tipo S1 (contribuire) e l’argomento di tipo A1 (questioni oggettive). Questi commenti andrebbero sempre non solo considerati, ma meriterebbero anche risposte e riscontri.

Scopi S1 e argomenti A1 rappresentano sempre occasioni per dire qualcosa o per avere un’interazione significativa con gli utenti. Le questioni oggettive infatti, proposte con lo scopo di contribuire, accurate o meno che siano, danno sempre occasione per spiegare e chiarire qualche aspetto: un’azione che rinforza il rapporto con gli utenti. Insomma gli argomenti A1 creano occasioni di interazioni significative sul piano dei contenuti, gli scopi di tipo S1 sul piano delle relazioni. Entrambi sono da incoraggiare come valori della discussione online.

Seguendo questa linea anche i commenti in cui si incrociano gli scopi di tipo S1 e gli argomenti di tipo A1 con altri tipi di argomenti e scopi vanno considerati e gli va dato seguito.

Ad esempio quando le opinioni personali (A2) sono espresse per contribuire alla discussione (S1) vale la pena prenderle in considerazione e dare un seguito. Così come se si è di fronte a un’azione di trolling (A3) fatta però in modo intelligente (S1) potrebbe essere rilevante raccoglierne gli spunti e rispondere.

E così si può procedere anche dal punto di vista degli scopi in relazione all’argomento concreto (A1): quando si hanno prese di posizione (S2), anche critiche, che però sollevano argomenti tangibili (A1), vale quasi sempre la pena rispondere. Ciò accade persino quando quel dato o quel fatto viene sollevato al solo scopo di disturbare (S3), in quel caso correggerne l’inesattezza potrebbe avere un suo effetto sugli altri che leggono.

Persino nel caso in cui si sia di fronte a insulti e frasi violente (A3), ma espresse con un intento di fondo di contribuire alla discussione (S1). Si dovrebbe dare seguito e considerare il commento, magari anche solo per invitare l’utente a riformulare la sua opinione senza insulti, per capire meglio i suoi argomenti critici e le sue istanze.


Commenti da ignorare o da accettare senza dare particolare seguito

Rientrano in questa fascia i commenti di espressione di opinioni personali (A2) combinate con gli scopi di affermare la propria posizione (S2) o di disturbare (S3).

Nel primo caso ci possono essere plausi e complimenti oppure proteste e espressioni di non gradimento. In questi casi conviene lasciare che questo tipo di commenti stiano lì senza dare particolare seguito. È chiaro che ringraziare per un complimento è educazione, e in casi di apprezzamenti espliciti per il proprio lavoro o simili va fatto. Più in generale, però, le opinioni positive o negative che hanno a che fare con la sfera dei gusti personali sarebbe meglio lasciarle lì come sono.

È la prospettiva che viene dalla saggezza popolare: “de gustibus non est disputandum”. Se non ci sono elementi oggettivi (tipici degli argomenti A1) se non c’è nemmeno lo scopo di contribuire a una discussione (quelli di tipo S1) allora c’è solo un’espressione di inclinazione e preferenza, un campo in cui non vale la pena che l’organizzazione titolare di quegli spazi entri più di tanto.

L’idea è che ciascuno abbia il diritto di dire come la pensa e di dichiarare in pubblico le sue preferenze rispetto a un contenuto o a un messaggio. Il solo fatto di lasciarlo lì, presente e leggibile, dà a questo tipo di interazione il suo giusto peso.

Soprattutto nel caso in cui l’opinione personale venga espressa con lo scopo di disturbare e dare fastidio (S3) è importante lasciar semplicemente cadere la questione, non raccogliendo la provocazione né alimentando la discussione che, in quella direzione, non porterebbe a nulla per l’assenza di questioni concrete da affrontare.

Commenti da scoraggiare e filtrare

Quando dall’espressione di opinioni si passa agli insulti (A3) usati per esprimere la propria posizione o per disturbare (S2 e S3), c’è sempre bisogno di un’azione attiva per scoraggiare.

Qui si possono usare da una parte i filtri di diverse piattaforme, ad esempio Facebook che permette di oscurare automaticamente i commenti che contengono insulti, bestemmie e parole vietate. Ma di fatto c’è bisogno anche di un certo controllo manuale sia perché non sempre l’uso di una parola forte porta con sé un insulto (per le bestemmie vale già un altro discorso) sia perché a volte, pur senza usare parole di per sé inopportune, si possono esprimere cose inaccettabili come istigazioni a crimini, inviti alla violenza, ecc. In tutti questi casi è sempre bene intervenire per oscurare e filtrare.

Quello che si può decidere di fare ogni tanto è scegliere di rispondere a un’espressione di insulto per dichiarare che parolacce, bestemmie e istigazioni a crimini saranno oscurate. Non serve tanto all’insultatore – che lo avrà fatto apposta e probabilmente protesterà – ma servirà soprattutto agli altri che leggono e che partecipano: si rafforzerà in loro la sensazione che quegli spazi non sono abbandonati a se stessi, ma sottoposti a cura e moderazione.

Ci sono poi altri due casi che rappresentano un disturbo rispetto alla discussione (S3), ma che non usano per forza insulti (A3): i commenti fuori tema e lo spam. In questi casi si possono scegliere diverse strade a seconda della situazione. Per i commenti fuori tema si potrà in qualche caso intervenire chiedendo di ritornare a ciò che compete all’istituzione e agli argomenti pertinenti, ma la maggior parte delle volte sarà sufficiente semplicemente non dare seguito come per i commenti A2 – S2 di cui abbiamo parlato. Andare fuori tema infatti è spesso una forma di espressione personale scollegata da ciò di cui si parla.

Un caso diverso è quello dei vampiri di visibilità e degli spammer: succede spesso, soprattutto su Facebook, che utenti sfruttino il successo di alcuni post per pubblicare loro link, riferimenti ai propri spazi, propri prodotti ecc. Nel caso ci siano link non necessari alla discussione o commenti atti a portare vantaggi economici, fare pubblicità, a diffondere link in modo decontestualizzato per sponsorizzare qualcosa o qualcuno, si possono oscurare magari dando la spiegazione che non si dà spazio allo spam.

Per sapere come rispondere ai diversi casi leggi l'articolo completo QUI.