Verità o menzogna? La contrapposizione stanca


(La versione integrale di questo articolo è su ExAgere.it)

di Bruno Mastroianni, luglio 2018.

Parlare di menzogna, oggi, in uno scenario di comunicazione caratterizzato da iperconnessione, sovraccarico informativo e accesso libero al dibattito pubblico dovuto alle tecnologie digitali è impresa rischiosa. L’idea, infatti, di poter descrivere con nettezza e immediatezza ciò che è errato, rispetto a ciò che è accurato e veritiero, si scontra con una conversazione pubblica in cui la pluralità di fonti, attori, criteri, linguaggi ha di fatto introdotto una complessità che espone ogni tentativo di distinzione netta tra vero e falso al rischio di una riduzione retorica e metodologica che perde per strada la realtà proprio mentre cerca di parlare di essa.

 Il dibattito pubblico è caratterizzato ormai da anni dalle cosiddette formulazioni binarie: un modo di descrivere ciò che accade secondo continue contrapposizioni inconciliabili, in cui la realtà è sempre suddivisa in punti di vista opposti che si escludono tra loro. È un linguaggio in uso nella comunicazione politica, che da sempre ha trovato una sponda nelle narrazioni conflittuali di un certo stile giornalistico e mediatico, fino ad arrivare di fatto a permeare tutte le parti della società, producendo una vera e propria attitudine mentale che spinge costantemente ciascuno a dichiarare di fronte a ogni nuova informazione e conoscenza anzitutto “da che parte sta”, secondo un’alternativa spesso binaria, prima ancora di considerare ciò che sta leggendo, ascoltando, vedendo, conoscendo.

 Parole come “menzogna”, “bugia”, “vero”, “falso” vengono utilizzate con sempre maggiore disinvoltura nel dibattito come armi retoriche per marcare una differenza di opinione rispetto all’altro, e non per un loro collegamento a criteri di valutazione sull’accuratezza o meno di un certo contenuto o un avvenimento. Negli ultimi anni, a questa lista si è aggiunto anche il termine fake news che, nato per descrivere le notizie manipolate e prive di fondamento che si diffondono nella conversazione pubblica, è diventato esso stesso un modo per sconfessare le idee dell’altro. Molti esponenti politici in tutto il mondo si servono del termine per definire i media che producono contenuti a loro non graditi[5] o per rigettare le opinioni e le dichiarazioni dei propri avversari, infine il termine è penetrato nei discorsi online tra persone comuni, in cui spesso la parola fake news è utilizzata per rigettare qualcosa che ha affermato l’altro... CONTINUA A LEGGERE