Nell’epoca dei toni forti, degli scontri sui media, delle polarizzazioni e dell’odio online un gruppo di giovani, universitarie e universitari, si è messo in testa di imparare a discutere bene. Basta questo per capire che questol libro è qualcosa di speciale.
Negli intenti degli autori è una cassetta degli attrezzi per affrontare al meglio le gare di dibattito secondo il protocollo Patavina Libertas proposto dalla Palestra di Botta e Risposta in scuole e atenei di tutta Italia. Ma a leggere bene queste pagine si va molto oltre la semplice guida a tornei di dibattito regolamentato.
Fare la differenza
Qui si parla più in generale del piacere del discutere nella vita di tutti i giorni. Della capacità di saper argomentare le proprie idee di fronte agli altri, specialmente quando questi dissentono, resistono, pongono obiezioni. Si parla di saper fare la differenza, discutendo, invece di subirla scontrandosi e litigando.
Una consapevolezza attraversa i vari capitoli di questa opera collettiva: disputatori felici non si nasce, si diventa. Saper discutere bene è una qualità che si raggiunge con la pratica, l’esercizio, si deve andare per tentativi ed errori. La strada proposta dagli autori è quella del riconoscimento delle proprie debolezze e dei propri limiti, del lavoro sulle proprie caratteristiche per perfezionarle. Gli strumenti: la pazienza, la perseveranza, la dedizione, l’impiego di tempo ed energie.
Nessuno escluso
Una consapevolezza attraversa i vari capitoli di questa opera collettiva: disputatori felici non si nasce, si diventa. Saper discutere bene è una qualità che si raggiunge con la pratica, l’esercizio, si deve andare per tentativi ed errori. La strada proposta dagli autori è quella del riconoscimento delle proprie debolezze e dei propri limiti, del lavoro sulle proprie caratteristiche per perfezionarle. Gli strumenti: la pazienza, la perseveranza, la dedizione, l’impiego di tempo ed energie.
Nessuno escluso
Ciò fa sì che nessuno possa sentirsi escluso dall’ideale proposto in queste pagine: la disputa felice, cioè il saper affrontare le differenze di vedute valorizzando le relazioni invece di comprometterle. In un’epoca del “tutto e subito” questi giovani disputanti rispondono proponendo un percorso ludico-educativo basato sul raggiungere obiettivi “passo dopo passo”. Al miraggio dei talenti e delle doti speciali che portano alcuni eletti al successo, questi giovani autori replicano con la pratica concreta delle virtù come via che ciascuno può percorrere per tirare fuori il meglio di sé, qualsiasi siano le condizioni di partenza.
Una palestra inclusiva che invita tutti ad allenare i muscoli della discussione. Un’attività di cui si sente quanto mai oggi il bisogno osservando il livello degli scambi di comunicazione tra esseri umani in cui siamo immersi.
La palestra dell'ascolto
Attraversando i vari capitoli di quest’opera, che mettono in fila tutti gli ingredienti necessari a costruire confronti proficui, si riconosce una prospettiva innovativa e in controtendenza rispetto a certe cattive abitudini contemporanee. Osserviamo i tutti giorni che ne è di modalità di comunicazione improntate a sconvolgere per spingere a schierarsi. Azioni che, se nel breve termine portano qualche beneficio in termini di popolarità, alla lunga erodono il gusto del mettere a confronto le idee. Tanto che siamo circondati da contrapposizioni tra tifosi più che da confronti tra ragioni in gara tra loro.
Quello che in queste pagine si sostiene è che il successo di un argomentatore, più che dalla sua capacità di propalare messaggi forti, dipende dal suo modo di ascoltare. La Palestra di Botta e Risposta, in fin dei conti, si potrebbe definire come un intenso addestramento che abilita a riconoscere le idee e le emozioni degli altri. Il buon disputatore è colui che capisce dove sta emotivamente e intellettualmente l’interlocutore che ha di fronte. Perché è solo a partire dall’accettazione di quella posizione esistenziale che si possono offrire ragioni convincenti.
Annodare i fili delle divergenze
Discutere non è scambiarsi idee. È costruire – o deteriorare – relazioni significative. Il buon discutere è la roccia sicura su cui poggia la possibilità del convivere. È riconoscersi diversi e cercare di annodare i fili delle divergenze creando attraverso questi, legami pieni di senso.
Le attività e gli allenamenti per il dibattito regolamentato qui proposti non sono destinati ad atleti di una disciplina specializzata, parlano a qualsiasi essere umano sia impegnato a dire la sua in mezzo ai suoi simili. Le assemblee di condominio, i gruppi di WhatsApp, le riunioni di lavoro, i commenti sui social, le recensioni di prodotti su internet, i dibattiti televisivi cosa sono se non tutte occasioni in cui qualsiasi cittadino è chiamato, attraverso le discussioni, a capire qualcosa di più su se stesso, sul mondo e sugli altri?
Discutere non è scambiarsi idee. È costruire – o deteriorare – relazioni significative. Il buon discutere è la roccia sicura su cui poggia la possibilità del convivere. È riconoscersi diversi e cercare di annodare i fili delle divergenze creando attraverso questi, legami pieni di senso.
Le attività e gli allenamenti per il dibattito regolamentato qui proposti non sono destinati ad atleti di una disciplina specializzata, parlano a qualsiasi essere umano sia impegnato a dire la sua in mezzo ai suoi simili. Le assemblee di condominio, i gruppi di WhatsApp, le riunioni di lavoro, i commenti sui social, le recensioni di prodotti su internet, i dibattiti televisivi cosa sono se non tutte occasioni in cui qualsiasi cittadino è chiamato, attraverso le discussioni, a capire qualcosa di più su se stesso, sul mondo e sugli altri?
Considerazione degli altri, fiducia in se stessi
Da come saranno condotti quei confronti dipendono cose molto più grandi di quello che si può pensare. Precisamente, la possibilità di partecipare in modo efficace alla vita in società: saper soppesare le varie possibilità che si presentano, correggere le proprie visioni pregiudizievoli, stanare i grandi e piccoli inganni che sempre affliggono la mente umana. In una parola, imparare a discutere bene è imparare a prendere decisioni sensate aperti alla considerazione degli altri, senza perdere la fiducia in se stessi. La disputa felice, in fin dei conti, è la strada per fruire sempre meglio della libertà che abbiamo conquistato con fatica.
Questo testo parla sì del discutere come un gioco, ma un gioco tanto serio che da esso dipende la qualità della nostra vita.
Da come saranno condotti quei confronti dipendono cose molto più grandi di quello che si può pensare. Precisamente, la possibilità di partecipare in modo efficace alla vita in società: saper soppesare le varie possibilità che si presentano, correggere le proprie visioni pregiudizievoli, stanare i grandi e piccoli inganni che sempre affliggono la mente umana. In una parola, imparare a discutere bene è imparare a prendere decisioni sensate aperti alla considerazione degli altri, senza perdere la fiducia in se stessi. La disputa felice, in fin dei conti, è la strada per fruire sempre meglio della libertà che abbiamo conquistato con fatica.
Questo testo parla sì del discutere come un gioco, ma un gioco tanto serio che da esso dipende la qualità della nostra vita.
Invito alla lettura di Bruno Mastroianni
Premessa di Giovanni Giardina e Marco Pellicano
Capitolo primo: Termini e contestualizzazione di Marco Pellicano
1.1 Definiamo i termini
Capitolo primo: Termini e contestualizzazione di Marco Pellicano
1.1 Definiamo i termini
1.2 Per un quadro generale
Capitolo secondo: Il kit del dibattente di Laura Martini, Celeste Novaro, Gianluca Pedron
Capitolo secondo: Il kit del dibattente di Laura Martini, Celeste Novaro, Gianluca Pedron
2.1 Logica di Jacopo Preci
2.1.1 Qualche fallacia da conoscere e riconoscere di Federico Cabodi
2.2 Retorica di Ilaria Orla e Paolo Sacerdoni
2.3 Confutazione di Giovanni Giardina e Leonardo Suffritti
Capitolo terzo: Patavina Libertas di Margherita Baravalle e Marco Pellicano
3.1 Promessa solenne del Disputator Cortese di Jacopo Preci
2.1.1 Qualche fallacia da conoscere e riconoscere di Federico Cabodi
2.2 Retorica di Ilaria Orla e Paolo Sacerdoni
2.3 Confutazione di Giovanni Giardina e Leonardo Suffritti
Capitolo terzo: Patavina Libertas di Margherita Baravalle e Marco Pellicano
3.1 Promessa solenne del Disputator Cortese di Jacopo Preci
3.2 Prologo di Jacopo Preci
3.3 Argomentazione di Elisa Ruffo
3.4 Dialogo socratico di Giovanni Giardina
3.5 Replica di Leonardo Suffritti
3.6 Difesa di Matteo Alfano
3.7 Epilogo di Gianluca Pedron
3.8 Riconoscimento di Margherita Baravalle e Stefano Ruggiero
3.9 Giudici di Maria Giulia Avio
Capitolo quarto: Biodiversità oratoria di Celeste Novaro
4.1 Torneo interscolastico di Palestra di Botta e Risposta di Laura Martini
4.2 Torneo interuniversitario di Palestra di Botta e Risposta di Gianluca Pedron e Jacopo Preci
3.3 Argomentazione di Elisa Ruffo
3.4 Dialogo socratico di Giovanni Giardina
3.5 Replica di Leonardo Suffritti
3.6 Difesa di Matteo Alfano
3.7 Epilogo di Gianluca Pedron
3.8 Riconoscimento di Margherita Baravalle e Stefano Ruggiero
3.9 Giudici di Maria Giulia Avio
Capitolo quarto: Biodiversità oratoria di Celeste Novaro
4.1 Torneo interscolastico di Palestra di Botta e Risposta di Laura Martini
4.2 Torneo interuniversitario di Palestra di Botta e Risposta di Gianluca Pedron e Jacopo Preci
4.3 Romanae disputationes di Jacopo Preci
4.4 Campionati SNDI e formato World Schools Debate di Ludovica Gallo
4.5 “Disputa classica” di Ilaria Orla, Marco Pellicano e Paolo Sacerdoni
4.6 La gioventù dibatte di Celeste Novaro
Conclusione di Margherita Baravalle
Conclusione di Margherita Baravalle
Strumenti per approfondire
Note sugli autori
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