Covid: una "piccola storia"​ nella grande storia dell'umanità



Pensierino di fine anno, anzi di fine bi-anno, sì perché sono stati “due anni in uno”, come quelli che si facevano a scuola (fateci caso: se dovete ricordare qualcosa che è successo negli ultimi tempi fate fatica a collocarlo esattamente nel ’20 o nel ’21). Negli ultimi 24 mesi abbiamo vissuto una specie di piccola ricapitolazione della storia dell’uomo. Siamo partiti dai tempi antichi, eroici e mitici: la paura del male sconosciuto, il sacrificio e l’eroismo del personale sanitario, l’epica dello stare a casa, i riti propiziatori delle canzoni sui balconi e dell’“andrà tutto bene” che scandivano il senso del nostro vivere in pandemia.

Poi siamo passati all’epoca moderna e alla rivoluzione scientifica: all’eroicità si è sostituita la più ragionevole scienza, la mappatura del virus, le valutazioni sui numeri e sui dati, le prospettive dei virologi, le strategie di vaccinazione con la loro promessa di salvezza. Come ogni epoca moderna che si rispetti, ha avuto anche i suoi sconvolgimenti e le sue guerre: negazionismi, ideologie, proteste di piazza che ci hanno traghettato fino all’età contemporanea della cortina di ferro e della guerra fredda sì-vax/no-vax.

Arriviamo così all’alba di questo 2022 con una variante Omicron che riapre l’imprevisto, le terze e quarte dosi, la roulette russa dei positivi, le file per i tamponi, le quarantene. L’anno che viene ci proietta in piena epoca post-moderna, in cui le ideologie tramontano sotto i colpi delle tristi vicende dei poveri Mauro da Mantova, ma si incrinano anche certi entusiasmi ingenui per la scienza che mostra di non poter risolvere tutto. Iniziamo un nuovo anno nell’incertezza con una visione più limitata, forse anche più umile, sicuramente meno consolatoria.

Ma proprio qui sta il bello della grande storia nella piccola storia: possiamo farne tesoro. Potremmo recuperare dall’epoca antica un po’ di quello spirito eroico dei primi tempi, magari in modo meno epico e pomposo dell’”andrà tutto bene”, ma traducendolo in un più ordinario fare bene ognuno la sua parte. Dell’epoca moderna non dovremmo perdere la “cura della ragione”, magari con meno entusiasmi facili e trionfalismi da talk show, maturando una fiducia più posata e aperta all’incertezza. Di sicuro dovremmo sbarazzarci di polarizzazioni, ideologie e guerre che hanno mostrato quanto non ci portino lontano.

Guardando al bi-anno che si chiude, insomma, potremmo cogliere una lezione che poi è da sempre quella che l’uomo tenta di imparare dalla sua storia: quando accettiamo di essere deboli, e ci accorgiamo di esserlo insieme, allora possiamo essere forti. Buon 2022 di fragilità condivisa. Se sarà eroica, ragionevole e disposta al confronto dipende solo da quello che tu e io decideremo di scrivere nella pagina di piccola grande storia dell’anno che ci aspetta.