Cacciatori, guerrieri, contadini. Come stiamo online?

di Bruno Mastroianni

 In una prima epoca il Web era un territorio difficile e ostile, adatto solo ai più esperti, quelli capaci di usare gli strumenti giusti. Era l'epoca dei cacciatori. L'epoca in cui tra newsgroup, forum, siti e chat specializzate c'era chi era capace di andare a caccia di informazioni e contenuti e portarli a casa, a vantaggio suo e di chi gli stava attorno.

Poi è arrivato il Web 2.0 e non solo è iniziata la possibilità di interagire meglio ma soprattutto gli strumenti sono diventati più semplici, tanto da permettere a ciascuno di diffondere online i propri pensieri, le proprie idee, le proprie opinioni. È così che le comunità hanno iniziato a formarsi, tra blog, social network e altri spazi interattivi. E non c'è voluto molto affinché i vari gruppi iniziassero a incrociare le loro strade, soprattutto su terreni di confronto: opinioni diverse, visioni politiche contrastanti, scelte di vita e opposte credenze. Così è iniziata l'epoca dei guerrieri: i più aggressivi, i più portati all'alterco, hanno cominciato a mettere in mostra le loro capacità di difesa (della comunità di consenso) e di attacco (degli "altri" con opinioni diverse).

Così i guerrieri hanno dato la sensazione a tutto il Web di essere punti di riferimento, sia nella loro versione più trollesca - specializzati nel saccheggio, sabotaggio e distruzione dei contenuti altrui - sia nella versione più tribale di capipopolo, solleticatori di pance e alzatori di polemiche. Tanto che oggi il Web ad un occhio superficiale potrebbe sembrare una lunga distesa di tribù di opinioni omogenee impegnate in costanti scontri.

Mentre questo accadeva però c'era chi vedeva le cose in modo diverso. Fin dall'inizio infatti c'è stata una popolazione discreta e laboriosa, che non ha mai preso il Web per un campo di caccia o di battaglia, ma lo ha visto per quello che è: un terreno da coltivare. I contadini digitali, mentre gli altri nemmeno se ne accorgevano, avevano capito che la partita online alla lunga non si sarebbe giocata  tra scorribande e aggressioni ma sulla qualità del cibo dei contenuti offerti alle persone in connessione.

È per questo che oggi, quando apriamo le nostre timeline, ci appare sempre più lampante che c'è chi ha coltivato e può offrire spunti freschi, attendibili e ben confezionati, e chi invece per attirare l'attenzione non ha altro che il clamore delle sue armi (polemiche).

In questo scenario, a chi affidarsi? Delegare a cacciatori specializzati, a guerrieri sempre pronti alla prossima contrapposizione o cercare chi sa trarre buoni frutti che possano nutrire le nostre interazioni?

Sono quei campi tematici ben arati, quegli allevamenti di contenuti ben preparati e quegli spunti ben offerti alla discussione, a far venir voglia di costruire, edificare e mettere radici nello sterminato territorio digitale in cui tutti siamo immersi. È grazie ai contadini digitali che ci sarà il progresso dall'epoca online primitiva dei cacciatori e dei guerrieri, verso un modo sempre più evoluto di vivere questo gigantesco potenziamento delle connessioni tra persone che è la Rete.

La civiltà digitale è sulle spalle di chi, con pazienza e sudore della fronte, coltiva tutti giorni le sue relazioni online senza avere paura del confronto tra esseri umani.