Essere rilevanti nella conversazione digitale


di Bruno Mastroianni

 Quando si pubblica qualcosa online bisogna seguire alcuni criteri per poter essere veramente utili alla conversazione e non limitarsi ad aggiungere l’ennesima manciata di byte nel già gigantesco accumulo di contenuti (spesso irrilevanti) presenti sul web.

Nel tempo, a forza di avere a che fare con organizzazioni non profit dedite a curare la propria comunicazione, ho trovato uno schema che si ripete e che - se tenuto presente - può essere utile a istituzioni e a singoli utenti al momento di partecipare alla conversazione pubblica.

Si tratta di quattro punti che sono una specie di poker della comunicazione. Di solito chi è rilevante li ha sempre nelle sue corde, attraverso di essi chiunque può migliorare il suo modo di intervenire in rete.

Dati 

Il primo punto è quello di avere dati attendibili e conoscenza diretta dei fatti di cui si parla. Sembra banale ma poi nell’esperienza quotidiana non lo è. Quando si hanno i numeri, quando si conoscono le cose da vicino, si ha una concretezza nel parlarne che dà significato e fondamento ai discorsi. Quando l’elemento fattuale e quantitativo manca, invece, si entra spesso in una modalità eterea e inconcludente, che rende ciò che si dice generico e inconsistente.

Pensiamo ad esempio a un tema molto dibattuto come quello dei migranti: quanti sanno che le famiglie immigrate hanno versato più tasse e contributi di quanto non abbiano beneficiato in termini di servizi e sussidi? E’ solo un dato tra i tanti, però pensiamo a quante volte discussioni e diatribe sul tema partono dalla mancanza di conoscenza  dei dati e fatti di base... Conoscerli e diffonderli rende più significativo il discorso e ne delinea i contorni.

I dati e i fatti aiutano anche ad avere il controllo concreto su ciò che si dice in un certo ambito, dando sicurezza che si sta poggiando su basi solide l’argomentazione. Dati attendibili e accesso diretto ai fatti sono il punto di partenza minimo per affrontare una discussione rilevante su qualsiasi tema.

Contesto 

Il secondo punto è quello del dare contesto. I dati da soli non bastano, occorre saperli inserire in contesti significativi, collegarli a ciò che è nella mente e nel cuore umano, a ciò che riguarda l’attualità, le preoccupazionim le sfide, della vita contemporanea. Se non si dà contesto a volte si rischia l’incomunicabilità: quante volte parliamo di qualcosa di cui gli altri ignorano o conoscono poco i presupposti, i termini, le circostanze? Fornire sempre il testo con il suo contesto è la strada maestra per raggiungere tutti anche i più lontani dal tema che stiamo trattando.

Pensiamo a un tema come quello delle adozioni che ha animato il dibattito in Italia e torna a più riprese. Quanti conoscono il contesto? La situazione dei bambini senza genitori che sono negli istituti? Quanti hanno chiara la complessità delle dinamiche di affido e adozione, che devono considerare il bene del bambino e l’idoneità dei genitori? Quanti sanno ad esempio che esistono adozioni che falliscono con il conseguente ritorno del bambino in istituto? Purtroppo molte volte lo scontro monta oscurando questi fattori di contesto che sono invece fondamentali per affrontare la complessità del tema.

Campo

Infografica realizzata da @salvoburrometo
Il terzo punto è la capacità di restare nel proprio campo. Quanto è importante non lanciarsi in ragionamenti, tesi, considerazioni che non hanno nulla a che fare con il nostro lavoro e la nostra competenza? Quanto è inutile quando qualcuno interviene su ciò che non gli compete, non lo riguarda, non ha studiato?

Ma vediamola in positivo: è efficacissimo quando intervieni su ciò che è tuo, sul tuo terreno, su quello in cui ti stai impegnando in prima persona, personalmente o professionalmente. La rete può crescere e arricchirsi della tua esperienza diretta e della tua competenza guadagnata sul campo (e vale anche in ambiti personali come fare la mamma). Anzi potremmo dire che in Rete esiste una voce insostituibile: la tua, con le tue conoscenze, le tue esperienze il tuo mondo. Non serve a nulla invece se si riempie di considerazioni qualunquiste e irrilevanti.

Voci 

Il quarto asso infine è la voce degli esperti e dei testimoni. Le storie parlano più delle teorie, la vita parla più dei concetti. Comunicare non è semplicemente distribuire messaggi e idee, è partecipare a una conversazione, è dare qualcosa agli altri e ricevere in cambio. L’esperienza umana si nutre sempre di testa e cuore.

Per la testa - l’intelligenza - ci vuole il contributo di chi studia e di chi conosce in modo approfondito certe tematiche. Gli esperti ci sono in ogni campo, specialmente quello educativo, sociale, assistenziale. Si tratta di diffondere il loro lavoro, di portarlo a conoscere nella conversazione. E’ un’opera divulgativa che dovrebbe fare chiunque ci tiene a intervenire in modo significativo. Hai degli esperti di riferimento? Gli dai voce al momento di trattare certi temi?

Per il cuore servono le storie di vita vissuta. Quanto può essere significativa l’esperienza viva di chi soffre una malattia rispetto a un discorso teorico sul dolore? Quanto vale di più la voce di un educatore che racconta le sue sfide quotidiane rispetto a un semplice ragionamento sull’educazione? Trovare, condividere, diffondere queste storie vere, vuol dire contribuire alla rilevanza di ciò che si propone.

Una conversazione rilevante

Sappiamo che il Web ha una triplice malattia: l’overload d’informazioni, la scarsa attendibilità e le polarizzazioni impermeabili al confronto. Queste malattie possono essere curate qui e ora solo nella misura in cui una moltitudine di persone si impegnerà con pazienza e preparazione a offrire online (sui social, nei blog, nei siti istituzionali) contenuti preparati, rilevanti e fondati. Il campo da arare attende la semina dei contadini digitali.