Quella "fallacia dei giovani d'oggi" che ostacola il dialogo intergenerazionale



di Bruno Mastroianni, ExAgere, aprile 2022

La fallacia dei giovani d’oggi consiste in un gruppo di espressioni che si nutre di una serie di fallacie impiegate a seconda delle situazioni, tutte accomunate da un riferimento di fondo sottostante: dare per scontato che gli appartenenti alla generazione successiva abbiano qualcosa di meno rispetto a quella precedente che parla.

Come sempre accade per le fallacie, siamo di fronte a pseudo-ragionamenti che apparentemente sembrano convincenti, ma che in realtà affermano qualcosa che non dimostrano[2]. Dal punto di vista pragmatico la fallacia dei giovani d’oggi è caratterizzata da elementi presupposti – tutti sanno che i giovani si comportano in un modo peggiore rispetto al passato – ed elementi implicati – questi comportamenti li rendono particolarmente inadeguati alla vita odierna.

I giovani, la tecnologia e il declino

Quando in una discussione ordinaria si affronta il tema giovani e tecnologia, si produce immediatamente un’asimmetria argomentativa tra chi si muove nella cornice assodata della fallacia dei giovani d’oggi e chi cerca di sostenere un’opinione differente: l’onere della prova, solitamente, è soprattutto a carico del secondo.

In altre parole, quando qualcuno fa un’affermazione del tipo “i giovani oggi sono più superficiali perché stanno sempre sui social” difficilmente suscita lo stesso livello di resistenza e di richiesta di prove a sostegno che susciterebbe l’affermazione contraria: “oggi i giovani mostrano consapevolezza e sono capaci di pratiche comunicative proficue proprio grazie alle tecnologie”. Se ci fosse una reale simmetria argomentativa, entrambe le affermazioni richiederebbero prove a supporto di ciò che sostengono, anche perché probabilmente ci saranno elementi che fondano ciascuna delle due prospettive all’interno di un quadro complesso che descrive i comportamenti della gioventù. Di fatto, però, c’è una certa tendenza a concentrarsi di più sul controllo dell’attendibilità della seconda rispetto alla prima.

L’asimmetria, insomma, mostra che l’uso consolidato di questa fallacia corrisponde a un preciso stato mentale e atteggiamento verso la realtà, in cui i giovani d’oggi diventano una sorta di elemento retorico utilizzato per rappresentare una certa posizione nei confronti del mondo.

A questo proposito è interessante ciò che scrive Douglas Adams:

“Ho trovato tre regole che descrivono le nostre reazioni alla tecnologia:

1. Qualunque cosa esista nel mondo quando nasciamo, ci pare normale e usuale e riteniamo che faccia per natura parte del funzionamento dell’universo.

2. Qualunque cosa sia stata inventata nel ventennio intercorso tra i nostri quindici e i nostri trentacinque anni è nuova ed entusiasmante e rivoluzionaria e forse rappresenta un campo in cui possiamo far carriera.

3. Qualunque cosa sia stata inventata dopo che abbiamo compiuto trentacinque anni va contro l’ordine naturale delle cose[8].

Drehe sostiene che le fallacie si possono far risalire all’incontinenza in senso Aristotelico[9]. Quella dinamica secondo cui, al momento di una scelta, anche se un essere umano è consapevole che una certa azione non gli procurerà un bene (in questo caso un’argomentazione priva di reale consistenza) la compie lo stesso per debolezza. L’esempio per eccellenza è lo zucchero per una persona in sovrappeso: sa che gli farà male e lo farà ingrassare, eppure lo mangia ugualmente per il piacere che ne deriva.

La fallacia dei giovani d’oggi ha una funzione simile allo zucchero: solleva da qualcosa, consola dal vedere in faccia una realtà che in qualche modo è difficile e impegnativo sopportare. Scaricare sui giovani alcune inadeguatezze presupposte e non dimostrate è un modo per distanziare sé stessi dalle sfide attuali e nuove a cui l’evoluzione della società – e in particolare della tecnologia – sottopone tutti, al di là dell’età che hanno. Attraverso la fallacia dei giovani d’oggi si riesce a compensare un’asimmetria profonda che l’adulto riscontra nella sua vita non più giovane: la sensazione che nel mondo in cambiamento i suoi punti di riferimento assodati non siano più così performanti nel dare risposte all’altezza delle nuove sfide.

Timore per la differenza 

Come in ogni disputa che sfocia in litigio, a creare la tensione che porta ad attaccare l’altro è l’avvertimento di una differenza[10]. L’adulto percepisce di aver vissuto e consolidato i suoi comportamenti in un mondo differente e vede nel modo diverso di procedere del giovane qualcosa che minaccia la sua identità e il suo posto nel mondo. C’è, insomma, una questione che può spaventare e far scattare meccanismi di dominanza e discredito[11] che non a caso operano da tanti secoli attraverso la fallacia dei giovani d’oggi. Il fenomeno, infatti, si può registrare anche in un’ottica storica. Le invettive contro i costumi degradati dei giovani corrono lungo tutta la storia del pensiero. Ad esempio, il noto passaggio di Platone: “Oggi il padre teme i figli. I figli si credono uguali al padre e non hanno né rispetto né stima per i genitori. Ciò che essi vogliono è essere liberi. Il professore ha paura degli allievi, gli allievi insultano i professori; i giovani esigono immediatamente il posto degli anziani (…)”[12]. C’è anche chi si è cimentato a raccogliere le diverse invettive che nel corso della storia sono state rivolte ai giovani[13], mostrando che, da sempre, non importa da quale epoca si parta, sembra che le generazioni successive presentino caratteristiche inferiori e degradate rispetto alle precedenti.

È il timore di riconoscere quanto i giovani siano una versione differente e aggiornata, più performante perché tendenzialmente più pronta a accogliere le novità, rispetto a quello che gli adulti sono stati[14]. Si dimentica che ogni tradizione ha avuto il suo stadio giovanile. Se non fosse stato per la carica innovativa, creativa, rivoluzionaria non sarebbero nate le tradizioni, da cui altri giovani oggi si discostano.

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