Umanizzare il Web - non spegnere dispositivi ma accendere l'uomo



Quando si parla di Web spesso scatta il riflesso spontaneo di sentire la necessità di porre limiti, dare regole. Sia in campo giuridico che in quello educativo. L'idea è che la prima cosa da fare sia in qualche modo moderare o addirittura “spegnere la tecnologia”, per evitare che le persone esagerino. 

Il punto è però che, seppure regole e i limiti sono necessari e importanti, risultano piuttosto insufficienti. Soprattutto quando si sparla della Rete in cui siamo immersi e in cui non basta più sapere solo "cosa non fare". 

Divieti e regole sono come insegnare a guardare a destra e sinistra prima di attraversare, o come porre limiti di velocità sulle strade: anche se elementi di base per non farsi male, non aiutano a dare senso al “dove andare”, che è il motivo per cui camminiamo o prendiamo la macchina. Se insomma ci fermiamo al livello dello “spegnere la tecnologia per non abusarne”, rinunciamo al punto centrale della questione: come educhiamo e ci educhiamo a stare nel Web?

Non uno strumento ma un ambiente

La questione infatti non è tanto quella di spegnere gli strumenti ma soprattutto occuparsi di ciò che succede mentre i dispositivi sono accesi. È lì che si gioca la sfida educativa maggiore. Non  solo per i giovani.




Sì perché nell’educazione fino adesso abbiamo avuto una prospettiva medium-centrica. Ne parla bene un testo di Cerretti e Padula. Abbiamo educato all’uso dei media, con i media, nei media; ma se, come abbiamo visto, il Web non è esattamente un mezzo ma un ambiente (su questo consiglio questo articolo di Chiara Giaccardi), una tecnologia abilitante che ci permette di essere in relazione con altri, da educare è il protagonista che entra in relazione: l’uomo. Con una battuta potremmo sintetizzare: il Web non esiste di per sé, il Web siamo noi in connessione. Come è la Rete dipende da come noi viviamo questo modo di entrare in relazione attraverso la tecnologia.

La sfida in sostanza è quella di una educazione alla socializzazione che includa in sé questa modalità di interagire con gli altri, che per le nuove generazioni è naturale e che per le precedenti è comunque inevitabile, visto che le tecnologie digitali sono ormai parte ineliminabile della nostra vita quotidiana.

Conoscere il Web

Il primo passo perciò è quello che gli educatori conoscano il Web, il suo funzionamento, le dinamiche che si sviluppano sui social network, le diverse possibilità e modalità con cui online ci si può incontrare, confrontare, condividere ecc. Non ci si può più permettere di liquidarle come "diavolerie che non fanno per me". Soprattutto notando come la dicotomia off-line/on-line appartiene allo scenario del passato, mentre oggi ciascuno vive a cavallo di queste due dimensioni, costantemente.




Conoscere il Web significa accorgersi che le interazioni che avvengono online, per quanto digitali e mediate, sono altrettanto reali di quelle fisiche. Sul Web ci si può offendere realmente, così come si può fare un autentico gesto di affetto, si possono manipolare e confondere le persone, ma si possono anche illuminare e ispirare. La realtà è una: online o offline.

Spesso gran parte dei fallimenti in campo educativo che investono Rete hanno la loro origine nel fatto che, chi parla, presuppone di conoscere qualcosa che ha studiato in teoria ma in cui non si è mai addentrato personalmente. La Rete invece non è uno strumento di cui conoscere il funzionamento, ma un ambiente da vivere, un luogo di relazione: se qualcuno parla in teoria di ciò che non vive, si avverte immediatamente la sua poca autorevolezza.

Dare l'esempio

Qui apriamo il grande tema dell’educazione tramite l’esempio. Se il Web è luogo e non un semplice mezzo, è come la vita: non si educa a vivere bene solo a parole, o a colpi di regole, serve soprattutto l’esempio. L’educatore deve principalmente offrire ai giovani una testimonianza su come si può stare in Rete in modo umano e autentico, sapendo costruire relazioni di qualità con altri online e superando alcuni atteggiamenti istintivi e primitivi.

L’umanizzazione del Web è una delle principali sfide che ci aspettano: come un nuovo continente in cui hanno iniziato a formarsi le prime formazioni sociali e le prime modalità di interazione (anche con caratteri primitivi come abbiamo visto) attende una civilizzazione da parte di chi, consapevole, ne vuole trarre possibilità più promettenti per la vita e il bene dell’uomo.

In poche parole non basta solo stare attenti ai rischi, ai pericoli, e difendersi agli eccessi - come uomini primitivi terrorizzati dai fenomeni naturali - c’è bisogno invece di iniziare percorsi, di coltivare campi, di costruire, di edificare, in una parola: di civilizzare il territorio digitale.