Reagire, adeguarsi, rilanciare - in quale modalità conversiamo online?

di Bruno Mastroianni



 Quella del Web è ormai una grande conversazione globale in cui si incontrano interessi, contenuti, persone, pezzi di vita vissuta, notizie e quant'altro. Chiunque può intervenire in ogni momento e di fatto accade quotidianamente. Spesso dimentichiamo che in questa conversazione non si può essere neutrali giacché ogni atto che compiamo contribuisce ad essa: la nutre o la spegne, la migliora o la deteriora.

Online non si interviene solo scrivendo, postando o commentando, ma anche semplicemente leggendo, mettendo like o ritwittando: ognuno di questi gesti infatti è come  l'espressione di un voto di preferenza che dà visibilità (o non la concede) a un contenuto, aumentando la possibilità che sia letto da altri.

Ma come si può stare nella conversazione online? A mio avviso esistono fondamentalmente tre modi: reagire, adeguarsi o rilanciare. Ognuno risponde a un atteggiamento che ci posiziona nei confronti degli altri e che rappresenta la possibilità di coltivare al meglio (o al peggio) le nostre relazioni online.

Le prime due sono le modalità più immediate e istintive, assunte quasi sempre come primo approccio e meno promettenti (anche se a volte necessarie); la terza è una modalità proficua: permette non solo di partecipare ma di contribuire alla conversazione, portando valore. Vediamole una alla volta.

Reagire

Rispondere a una domanda, commentare una provocazione, criticare un'opinione, denunciare un post inopportuno, fare una rimostranza su qualcosa mal espresso da un altro... È la classica azione di base che ci viene da compiere su Facebook e su altri social.

Reagire è dire: "non mi sta bene ciò che dici!"
Rispondere è importante, soprattutto se ci vengono rivolte domande pertinenti e se veniamo chiamati in causa in modo diretto e opportuno. Molto spesso però la risposta è solo una reazione: non è una conseguenza dell'essere interpellati da un altro, ma del sentirsi interpellati da una questione (la maggior parte delle volte di principio). È qui che il rispondere si mostra nel suo carattere reattivo: la risposta-reazione è perché "tu dici una cosa che a me non sta bene e reagisco". Talvolta in malo modo, altre volte in modo anche intelligente e brillante, ma reazione rimane. Non è un caso che i troll e gli haters sul Web sono quasi sempre in questa modalità.

Tra l'altro per la logica degli algoritmi reagire significa dare visibilità: quando si critica un contenuto si contribuisce a diffonderlo. Un commento, anche di denuncia, "fa guadagnare" punti al post che si sta denunciando; una risposta a un tweet indegno, lo rende visibile ai nostri follower (che magari non lo avevano neanche visto), e così via. Rispondere - anche per stigmatizzare - è sempre diffondere, cioè accordare un'importanza a quel contenuto nella conversazione.

Adeguarsi

La seconda modalità basilare di azione sul Web è quella di mettersi nella corrente. Esistono utenti bravissimi a seguire i trending topics di Twitter e inserire gli hashtag più cool nei loro tweet; così come gli iperattivi capaci di analizzare quali temi potranno far ricevere più like e retweet a un certo post. Più semplicemente c'è chi, senza grandi strumenti di analisi, si "butta" constantemente sull'ultima novità dell'attualità e si adegua per intercettare la corrente, anche se non ha nulla da dire.

Una valanga di like, sempre gli stessi, dalle stesse persone
È qui che si fanno vivi gli pseudo-tuttologi che un giorno discettano sul Jobs Act, l'altro sulla morte di David Bowie (anche se non hanno mai ascoltato un suo brano), il giorno dopo ancora sentenziano sulle ultime dichiarazioni di Papa Francesco (senza averle lette direttamente). È il popolo dei piacioni acchiappalike. Viene spontaneo quasi a tutti agire in questo modo perché vogliamo essere presi in considerazione, ma il prezzo è non essere rilevanti.

Adeguarsi è anche non curare le proprie timeline ed essere connessi solo con "i nostri", quelli che la pensano come noi. Così, intrappolati in una echo chamber di opinioni omogenee, leggiamo sempre gli stessi temi, espressi negli stessi termini, con i soliti giudizi già condivisi. Raggiungendo sempre  lo stesso risultato: una valanga di like posti dalle stesse persone.

Rilanciare

Rispetto alle due precedenti modalità ce n'è una più evoluta. Quella di saper rilanciare. Uso il termine rilanciare sia per il suo significato di "ridare importanza" sia quello di alzare la posta in gioco, proprio per sottolinearne la natura relazionale: ridare importanza a qualcosa o qualcuno richiede sempre un certo rischio e un certo sforzo. Inoltre ri-lanicare esprime bene l'idea di dare valore a partire da ciò che si dice nella conversazione. Nessuno può essere così superbo da credersi una divinità monolitica ché può "lanciare temi dal nulla" in modo totalmente indipendente. Siamo sempre dei ri-petitori, ri-elaboratori, ri-pensatori.

Rilanciare è far notare aspetti che si erano tralasciati
Rilanciare è inserirsi nella conversazione e, a partire da essa, aprire nuovi orizzonti. Rilanciare è alzare il livello, è far notare aspetti di un certo tema che si erano tralasciati in precedenza. Rilanciare è anche sopire un alterco sterile, mettendo pace. Rilanciare è spesso autoironia davanti a una provocazione: il sorriso strappato all'interlocutore ostile rimette sul terreno dell'incontro (almeno abbiamo in comune la capacità di ridere). Rilanciare è sempre portare un valore che arricchisce uno scambio e gli dà nuova vita, aprendo nuove possibilità alla conversazione.

Qui serve un esempio. Uno dei migliori "rilanciatori" del mondo è Papa Francesco. Quando tre anni fa andò come primo viaggio a Lampedusa tutti c'eravamo un po' dimenticati dei migranti. Andando lì fisicamente il Papa ha rilanciato il tema e lo ha riportato all'attenzione di tutti, aiutandoci a dargli nuovo significato. Quando per la prima volta ha usato l'espressione "la guerra mondiale a pezzi" ha parlato di qualcosa di già noto, ma ha fatto acquisire a tutti nuova consapevolezza sulla quantità di conflitti che ci sono nel mondo e della necessità di dialogo e di pace. Non ha solo reagito, non ha solo intercettato temi cruciali: gli ha dato nuovo senso e valore.

Rilanciare infatti prende le mosse dal reagire e dall'adeguarsi (che sono riflessi istintivi ineliminabili) ma va oltre, aprendo nuove prospettive.

Per rilanciare: essere autentici

Rilanciare è saper mettere in comune
In fin dei conti se ci pensiamo bene rilanciare non è una modalità né una tecnica, ma una sostanza: alziamo il livello delle conversazioni quando siamo capaci di dare qualcosa che è veramente nostro. È qualcosa che ha a che fare con la generosità. Invece rispondiamo o ci adeguiamo - in modo istintivo e insicuro - quando non desideriamo condividere ma difendere, oppure cerchiamo di ottenere ciò che non abbiamo (è sempre una questione di possesso).

La qualità del Web - ormai lo ripetiamo spesso - dipende da te e me. Quante volte, prima di cliccare, ci fermeremo a considerare se è per rispondere, per adeguarci o per mettere in comune con gli altri qualcosa che dà valore alla relazione?