I valori della disputa felice







(tratto da Bruno Mastroianni, I valori della disputa felice, in Gian Paolo Terravecchia, Marco Ferrari, a cura di, Che cosa sono i valori? Genesi ed esperienza di ciò che vale, "I Quaderni della Ricerca" 88, Loescher, 2025)

Essere d’accordo fa piacere. Fa sentire che si condividono valori e questa adesione li rafforza. Anche polarizzarsi dà piacere: definire i propri valori in contrasto con quelli di qualcun altro li fa apparire più nitidi e rilevanti. Queste due pratiche alimentano l’identità tramite il senso di appartenenza: ci fanno sentire qualcuno, con un preciso posto nel mondo. È una realtà molto umana: preferiamo sentirci dalla parte della ragione, piuttosto che avere ragione.

In ambienti ad alto tasso di consenso, o in situazione di polarizzazione, dove si interagisce quasi esclusivamente tra opinioni omogenee o in contrasto inconciliabile, non si fa lo sforzo di esplicitare i valori: ci si appiattisce su un corredo valoriale dato per scontato. Si cade nelle insidie dei pregiudizi di conferma in cui la realtà appare costantemente conformata alle proprie convinzioni e aspettative.

Il porre valori per contrapposizione è un atto identitario che potremmo definire “statico”: affermo chi sono e divido il mondo tra chi condivide le stesse idee e chi le rigetta. Nel farlo assumo un’identità di cui do per scontato il valore (o meglio, i valori che la animano). La reale consistenza di quei valori e l’adeguatezza della loro gerarchia rimane nel silenzio, in ciò che si matura per credenza più che per una vera messa alla prova. Non discutere è accontentarsi di ciò che si è e si è sempre stati, senza chiedersi chi si vuole diventare. Con il rischio di vivere una vita le cui scelte possono essere dettate da meri motivi di appartenenza, da bisogni, da convenienze, da paure e da pregiudizi.

Quando invece ascoltiamo l’altro che dissente, quando scegliamo di argomentare a partire da quello che può accettare, è il momento in cui esplicitiamo i valori, li tiriamo fuori dal silenzio e incominciamo a metterli alla prova. È un momento di “exotopia”: ricostruiamo l’altro come portatore di una prospettiva autonoma, altrettanto sensata della nostra e non riducibile alla nostra. È un’esposizione del nostro orizzonte di riferimento. Un’attività che costa fatica perché comporta un rischio: quel mondo che ci sembrava così coerente, in cui il nostro posto era garantito, improvvisamente incomincia ad avere delle contraddizioni, delle feritoie.

Ora, questo modo di procedere nelle discussioni non è istintivo, è qualcosa che possiamo applicare con la volontà di farlo, dobbiamo desiderarlo. Alla disputa felice dobbiamo riconoscere valore. Quando non glielo attribuiamo, emergono le pratiche del consenso e della contrapposizione.



Indice

Introduzione di Gian Paolo Terravecchia, Marco Ferrari

Saluto del Ministro

I valori alla prova della filosofia e delle Romanae Diputationes di Marco Ferrari

Sul torneo Age contra e sulla categoria Monologhi di Gian Paolo Terravecchia, Gabriele Laffranchi

Essere e valere nell’età del nichilismo di Costantino Esposito

I valori della disputa felice di Bruno Mastroianni

Cosa sono i valori? Intervista a Mario De Caro 

I Valori: una questione di logos e attenzione di Gordan Gospodinovic, Elena Rocchi

Tra virtute e cambiamento di Nicolò Biffi, Sofia Marastoni, Irene Bizzarri, Nicolò Portolani, Giulia Mattioli 

Fenomenologia dei valori: dall’assoluto al condiviso di Anna De Baggis, Matilde Dell’Agli, Allegra Franzina, Sara Mariani, Valentina Moro

Dal nichilismo all’esperienza di ciò che vale: relazionalità e temporalità dei valori di Giorgia Cerolini, Caterina Ciribè, Matilde Torresi, Mattia Vigliotta

Il politeismo dei valori di Lucrezia Maria Scaccia, Gemma Trapani

L’essenza del valore tra estetica e moralità. Il sublime come sintesi di Simone Riggi, Zeno Peracca

Appendice 

Manifesto per la Filosofia 

Autori e curatori