Litigando si impara



Comincia oggi l’avventura di #litigandosimpara. E sono davvero felice che la prima presentazione sia a Internet Festival. Ho lavorato a questo libro 3 anni, ho iniziato nel 2017 quando uscì la #disputafelice. In quel caso ne avevo impiegati 15 a scriverlo.

Dato che questo secondo libro riprende il primo e ne offre una versione di crisi, si può dire che ha avuto una gestazione di 18 anni: una riflessione sui conflitti e le discussioni lunga quasi metà della mia vita. Il tutto in poco più di 120 pagine.

Spero che lo leggiate, che lo critichiate, che lo smontiate con tutte le vostre forze. Perché se con la #disputafelice eravamo in fase “allenamento”, ora con #litigandosimpara si fa sul serio.

La differenza di questo libro rispetto agli altri sul tema è che io non insegno nulla, non so offrire ricette, non spaccio propositi emotivamente consolanti (ma irrealizzabili). Non faccio psicologia, non sono un coach, non parlo di tecniche di comunicazione. Propongo invece un percorso filosofico alla scoperta di come e perché le nostre discussioni tendono a fallire.

Ne traggo una conclusione fastidiosissima: non è l’altro, non è l’epoca, non è l’odio online, non sono i social e nemmeno le situazioni; a essere manchevoli e a dover fare qualcosa siamo proprio noi stessi. Il problema è che siamo perfezionisti e pretendiamo discussioni ideali con interlocutori ideali, che non avremo mai. Invece è proprio il riconoscimento dei limiti e l’accettazione dei fallimenti dialettici che può motivarci a prendercene cura. Se acquistassimo consapevolezza su quanto è imperfettamente ma pienamente nelle nostre mani, potremmo finire ad andare a riprenderci il buon discutere che ci meritiamo, contro ogni potere che cerca di sottrarcelo.

Lo so, Socrate lo fecero fuori per molto meno. Ma io sono solo un sedicente filosofo e conto di passare inosservato, o perlomeno saprò sfuggire spostandomi velocemente da un posto all’altro da bravo pendolare.

Accattatevillo e fatemi sapere.