Il problema non sono le fake news ma il sovraccarico di informazioni (e di libertà)

domenica 15 gennaio 2017

di Bruno Mastroianni


Il problema non sono le fake news (le bufale) il problema è il sovraccarico informativo in cui tutti, senza esclusione, viviamo.

Il tema delle troppe informazioni c'è da sempre. Ogni campo del sapere umano è abbastanza vasto da non permettere a nessun singolo individuo di poterlo padroneggiare. Per questo i professori ci fanno da guida nella selezione dei contenuti da studiare, per questo quando abbiamo una necessità ci rivolgiamo a professionisti che ci aiutino a prendere decisioni, selezionando informazioni rilevanti tra le infinite possibilità.

Dividiamo gli esperti dai neofiti proprio in base a quanto sappiano districarsi nel sovraccarico: i primi hanno passato più tempo e speso più energie a vagliare, confrontare, mettere alla prova (sul campo o teoricamente) le diverse possibilità. Ogni settore ha il suo sovraccarico e i suoi esperti che faticano e "lottano" quotidianamente per districarsi tra le informazioni, per individuare le più rilevanti e significative allo scopo di fare scelte efficaci.

C'è una professione però che, da sempre, ha avuto un compito trasversale rispetto al sovraccarico settoriale: quella dei giornalisti e dei comunicatori. Il loro compito è sempre stato quello di entrare nel sovraccarico degli altri (e delle loro conseguenti selezioni) per porre in atto una seconda cernita e renderla comprensibile e digeribile al grande pubblico. La loro professionalità – fatta di scelta delle fonti, verifiche, considerazione della rilevanza delle informazioni – li ha sempre messi nelle condizioni di guadagnarsi il ruolo di mediatori nell'individuare notizie e nel saper sottoporre all'attenzione dei più ciò che veramente conta.

Ora il punto è che con la rivoluzione digitale quell'accesso al "sovraccarico dei sovraccarichi", che prima competeva quasi solo ai giornalisti, è ora nel palmo della mano di ciascuno. Connessi in rete abbiamo a disposizione un mare di informazioni non selezionate, non controllabili, non vagliate da nessuno. E siamo anche stati abilitati a contribuire a nostra volta all'iper-sovraccarico, giacché con i nostri post, tweet, retweet e condivisioni, abbiamo il potere di dare peso, voce, spazio a qualsiasi contenuto di fronte a chi è connesso con noi, senza alcun controllo da parte di alcuna autorità.

La radice delle bufale, dei comportamenti primitivi e della post-verità è qui: nel sovraccarico dei sovraccarichi in cui tutti siamo stati gettati senza più alcun filtro o mediazione. Questo ha cambiato il mondo, sopratutto per chi, prima, aveva il ruolo di mediatore.

E non è un problema di metodo o procedure, ma esistenziale: siamo gettati nel mare del "tutto e contrario di tutto" e non si può tornare indietro. Inutili le proposte di giurie (popolari o esperte) che distinguano ciò che è vero dal falso, o di algoritmi virtuosi o regole varie per aggiustare ciò che non ha possibilità (né bisogno) di essere aggiustato. Sono proposte che nascono dalla nostalgia della mediazione.

Può sembrare uno scenario terrificante, e invece è una grande occasione. Perché, nonostante siamo gettati nel sovraccarico dei sovraccarichi, rimaniamo liberi. Possiamo confonderci al massimo, mischiando i sovraccarichi nostri e altrui reagendo e provando odio per ciò che ci contraddice, è diverso, è minaccioso; oppure possiamo scoprire che la possibilità di confronto e "messa alla prova" delle nostre informazioni e convinzioni ha raggiunto dimensioni mai viste prima. Sta solo a noi.

Quel che è sicuro è il definitivo tramonto della mediazione a priori: non ci sarà più un'autorità, un sostituto, una guida supplente, che possa intervenire prima e al nostro posto. Il mare di informazioni in sovraccarico è ormai il nostro ambiente vitale abituale. Non abbiamo alcuna possibilità di esserne preservati, abbiamo solo bisogno di strumenti culturali adeguati per imparare a viverci in modo proficuo.

Cosa ci spaventa? Il ritorno in primo piano della intenzionalità e della scelta. Due cose che non competono a nessun mediatore né autorità, che non possono essere imposte né controllate: spettano solo alla libera iniziativa di ciascuno. Le fake news, l'odio in rete e lo stesso sovraccarico informativo, sono solo sintomi; non di una malattia ma di una realtà: dobbiamo trovare strade per vivere all'altezza della grande libertà che ci siamo procurati. È un'ottima notizia.






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